Newsletter n. 9
a cura di Federico Esu
Ciao,
voglio provocare le tue riflessioni condividendo con te l’idea (secondo me non tanto) assurda di favorire il cosiddetto “Effetto De Medici” in Sardegna.
Cosa intendo?
Effetto De Medici
Da poco ho ripreso in mano il libro intitolato “De Medici Effect” (in italiano, “L’effetto De Medici”) di Frans Johansson.
Come puoi immaginare e’ un libro che, prendendo spunto dal mecenatismo della famiglia De Medici durante il Rinascimento italiano, promuove un approccio basato sull’idea che la creatività e l’innovazione fioriscano quando persone e idee diverse si incontrano e collaborano.
All’inizio del XIV secolo, i leader di una città toscana poco conosciuta sulle rive del fiume Arno formulavano un piano tanto visionario quanto storicamente significativo: puntavano a trasformare Firenze in uno dei grandi centri del commercio, dell’arte, dell’architettura e della cultura.
Se ci pensi, all’epoca Firenze non era particolarmente ricca, non aveva particolari risorse naturali, era debole militarmente e circondata da rivali.
E’ come se il suo successo possa essere attribuito ad una spinta mentale, abilitata e ampliata dalla visione dei De Medici. Cosi’ Firenze emergeva come uno dei centri culturali più importanti del mondo.
Il concetto chiave del libro quindi è riassunto nell’idea che il potenziale per trasformazioni rivoluzionarie aumenta esponenzialmente quando individui talentuosi e idee provenienti da contesti diversi si incontrano, collaborano, si contaminano.
Una manciata di secoli più tardi…
Esempi di cosiddetti (eco)sistemi che nascono e si sviluppano fino a diventare “places to be” (come menzionato in una delle precedenti newsletter di NODI) non mancano.
Allora mi domando: e se la Sardegna diventasse il luogo in cui la diversità culturale e intellettuale si fondono in un unico calderone creativo?
In questo scenario, l’isola potrebbe attingere al suo capitale umano, collegando talenti locali a individui provenienti da tutto il mondo.
Questa convergenza di menti e idee può innescare una nuova ondata di innovazione e trasformazione.
La Sardegna ha l’opportunità di sfruttare (nel senso di valorizzare) il suo capitale umano ed abilitare la creazione di una comunità internazionale e intergenerazionale di immenso valore e potenziale.
Facilitando connessioni e (vera) cooperazione tra individui di diversa estrazione, sia all’interno che al di fuori dei confini dell’isola, la Sardegna può innescare un’ondata di innovazione e diventare un polo globale di scambio creativo.
Immagina cosa vorrebbe dire superare i limiti convenzionali e promuovere la collaborazione tra vari settori, dalle arti alla scienza, dalla tecnologia all’innovazione sociale.
Facis de necessitate virtutem.
Proprio come la famiglia De Medici ha abilitato una vasta gamma di artisti, pensatori, architetti e filosofi (scatenando una rinascita dell’innovazione), la Sardegna può creare un ambiente che favorisca l’intersezione di idee e talenti provenienti da campi diversi, sbloccando il suo potenziale creativo e diventando un faro per il cambiamento globale.
Resta da capire quali sarebbero gli elementi abilitanti un tale ambiente. L’effetto De Medici in Sardegna può nascere da una combinazione di fattori, dalle iniziative locali alla promozione della diversità e dell’interdisciplinarità.
La strada non è sempre (e necessariamente) tracciata esclusivamente da decisioni formali, ma può anche emergere dall’entusiasmo e dall’azione delle persone. Le idee, le iniziative, i progetti, e gli esempi virtuosi non mancano, mi pare – sia dentro che fuori dall’isola.
- Come abilitarli?
- Come rispettarne le diversità e le peculiarità ma allo stesso tempo favorirne la crescita e la contaminazione reciproca?
- Come superare la frammentazione e far si che l’intero sia più grande della somma delle parti?
Ti lascio con queste domande e sono curioso di leggere/ascoltare le tue riflessioni.
Intanto grazie per la lettura e a presto,
Federico
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