Newsletter n. 11

a cura di Federico Esu

Ciao,

spero stia bene e abbia iniziato il nuovo anno in modo positivo.

Podcast ITACA

Innanzitutto, volevo informarti che nelle ultime settimane sono usciti due nuovi episodi di ITACA che parlano di riavvicinamento e rientro in Sardegna. Te li introduco brevemente qui sotto e ti invito ad ascoltarli su una delle principali piattaforme.

  • Episodio n. 63: Riccardo da Quartu Sant’Elena

    Cosa hanno in comune, anzi chi hanno in comune la scienza, il teatro, la lingua sarda, e la passione per Gigi Riva? Sicuramente Riccardo Murgia, l’ospite dell’episodio n. 63.
    Dalla creazione di eventi interattivi di divulgazione scientifica, a progetti culturali che uniscono scienza e letteratura, Riccardo porta la sua energia anche oltre i confini accademici. In questo episodio, Riccardo ha condiviso con me alcune delle sue recenti esperienze tra riflessioni personali, nuove prospettive e l’arrivo inaspettato di un affetto a quattro zampe. Attualmente vive tra L’Aquila e la Sardegna, lavorando su progetti che potrebbero trasformare la regione in un polo scientifico e culturale di rilevanza mondiale. Mi ha colpito l’impegno che Riccardo mette nel coinvolgere la comunità locale per trasformare il potenziale scientifico in una risorsa per tutti. Quella che ho fatto con Riccardo però non è solo una conversazione sulla scienza, ma un breve viaggio attraverso la passione, la determinazione e il desiderio di costruire un futuro migliore.
    Qui il link per ascoltarlo da Spotify.

  • Episodio n. 64 – Fabio (rientrato) da Madrid

    La Sardegna è uno dei maggiori produttori di sughero al mondo e sfrutta questa preziosa risorsa in vari modi: dai tappi per vino e spumante a materiali per l’edilizia, da oggetti d’arte e artigianato ai mobili, dal design alla moda e agli accessori. Cresciuto a Calangianus, un cuore pulsante della produzione di sughero sull’isola, Fabio Molinas ha vissuto fin da piccolo l’affascinante mondo del sughero, aiutando suo nonno nel suo laboratorio. Questa esperienza precoce ha innescato una scintilla creativa che lo ha accompagnato per tutta la vita, guidandolo a esplorare e reinventare il potenziale del sughero. Nel 2019 co-fonda LEBIU, una startup che mira a rivoluzionare il settore del design e della moda con materiali ecosostenibili. Dopo tanti anni all’estero, il ritorno di Fabio in Sardegna segna un ritorno alle radici e una nuova fase per la sua startup. Ora lavora a stretto contatto con la terra, valorizzando le risorse locali e proiettando la tradizione sarda verso un futuro sostenibile e innovativo. Il suo è un percorso che parla di passione e determinazione, ed è una testimonianza di come la Sardegna sia un terreno fertile non solo per il sughero, ma anche per le idee rivoluzionarie.
    Puoi ascoltare l’episodio su Spotify attraverso questo link.

Far succedere le cose

Recentemente ho avuto il piacere di moderare un evento che riuniva sardi all’estero, sardi rientrati, e sardi rimasti in Sardegna.

Tra le varie riflessioni e i vari spunti di livello che sono stati condivisi, mi ha colpito quello di una relatrice (Carolina Melis) che ha definito il successo non come il raggiungimento di una meta, ma come il coraggio di “far succedere le cose”. Ha sottolineato che il vero successo implica azione, rischio, e persino fallimento.

Non so tu, ma a me questa prospettiva colpisce, soprattutto in un mondo che spesso misura il successo con risultati tangibili e immediati.

Carolina ha condiviso la sua storia personale, e in particolare il suo ritorno in Sardegna, non come un rifugio sicuro, ma come un campo di battaglia per i suoi sogni e aspirazioni. La sua storia era costellata di alti e bassi, di fallimenti e sorprese, eppure, era una storia di successo perché era una storia di azione.

Condivido questa riflessione affinché possa condurre a riconsiderare la nostra definizione di successo.

Non è la paura di rischiare che ci definisce, ma il coraggio di affrontare quei rischi. Il successo, in questo senso, diventa un viaggio, non una destinazione. È il processo di “fare” e non semplicemente il risultato del “fare”. E devo ammettere che in questi anni sto conoscendo tante persone che, in Sardegna, stanno facendo succedere le cose.

Per noi come rete, società, comunità, questo significa guardare al nostro legame con la Sardegna non solo come un vincolo geografico o culturale, ma come un palcoscenico per l’azione. Che siamo all’estero, di ritorno, o mai partiti, abbiamo tutti il potere di influenzare e plasmare la realtà della nostra isola.

Questa prospettiva ci sfida a considerare ogni fallimento non come un ostacolo, ma come un gradino verso un successo più grande. Ci incoraggia a vedere ogni rischio non come una minaccia, ma come un’opportunità per crescere e imparare.

Negli episodi del podcast mi capita spesso di chiedere come l’ospite definisce il successo (e il fallimento) e ho ricevuto risposte illuminanti. Ne derivano altre domande, che condivido qui:

  • Come possiamo, individualmente e collettivamente, “far succedere le cose” per noi stessi, per la nostra comunità e per la Sardegna?
  • Come possiamo trasformare la paura del rischio in un coraggioso embracing dell’incerto, per costruire un futuro di successi significativi?

Auguri "dilettanti"

Infine, voglio augurarti un 2024 in salute e benessere, fisici e mentali. E voglio farlo condividendo una mia recente riflessione che spero possa essere d’ispirazione.

Pensavo a come i concetti di amatore e dilettante siano esempi interessanti di come le parole possano evolvere nel tempo, alterando significativamente il loro significato originario.

Originariamente, infatti, queste parole avevano una connotazione positiva. Amatore, derivante dal latino “amator”, significa letteralmente “colui che ama”. Dilettante, da “delectare”, indica qualcuno che prova piacere in ciò che fa. In queste radici etimologiche c’è quindi un senso di passione e dedizione.

Riflettevo però su come, nel corso del tempo, la percezione di queste parole sia cambiata drasticamente.

Oggi, essere etichettati come un “amatore” o un “dilettante” spesso implica una mancanza di professionalità o competenza in un determinato campo. Questa transizione riflette forse un cambiamento nella società in cui viviamo, dove il valore viene sempre più misurato in termini di competenza tecnica e specializzazione piuttosto che di passione e interesse personale.

Secondo me questa evoluzione etimologica solleva questioni interessanti sull’importanza e sul valore della competenza rispetto alla passione.

L’augurio è che possiamo trovare spazio per esplorare, giocare, e soprattutto, amare ciò che facciamo, ricordando che spesso le più grandi scoperte e le più profonde soddisfazioni provengono dall’entusiasmo e dalla passione, non solo dalla competenza e dall’esperienza.

Per ora e’ tutto!

Se hai trovato questa newsletter di ispirazione, inoltrala pure ai tuoi contatti invitandoli ad iscriversi a loro volta. Ti ringrazio!

Intanto grazie per la lettura e a presto,

Federico

 

P.S.: Non dimenticare che puoi seguire il podcast ITACA su tutte le principali piattaforme, oppure direttamente dal sito NODI nella sezione dedicata (con tutti gli episodi e una mappa interattiva!).